Si segnala l'interessantissimo articolo pubblicato dal blog Lavoce.info sul Fatto Quotidiano.
Lo trovate al seguente link
Diffondete!
Abolizione del denaro contante
mercoledì 20 maggio 2015
martedì 15 luglio 2014
Adottato il regolamento per ridurre commissioni sulle transazioni con carte di pagamento.
Per chi vuole approfondire: Decreto del Ministero dell’economia e delle Finanze n. 51del 14 febbraio 2014
giovedì 19 giugno 2014
Finalmente. Il piano di Renzi contro evasione ed elusione fiscale.
Già dal prossimo 30 giugno
scatterà poi l’obbligo per commercianti e liberi professionisti di dotarsi
di Pos per permettere il
pagamento con bancomat, carta di credito, debito e prepagate ai proprio
clienti, anche se il decreto che ha istituito l’obbligo non prevede alcuna sanzione per
chi non rispetterà la “prescrizione”.
Tutto -
secondo Repubblica - condito con una misura di sistema: l’avvento
generalizzato della moneta elettronica, tracciabile per definizione, con
incentivi al sistema creditizio e delle telecomunicazioni (molte compagnie
telefoniche, ad esempio, stanno sviluppando app per utilizzare carte di
credito, carte prepagate e persino carte-sconto e buoni pasto).
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tracciabilità
venerdì 6 giugno 2014
Il rapporto 2014 della Corte dei Conti.
Cari lavoratori dipendenti e pensionati, e carissimi
autonomi e imprenditori onesti (si, ce ne
sono) che vi opponete all’abolizione del contante temendo lo strapotere
delle banche o la perdita della vostra preziosa privacy, questo post è tutto
per voi.
Mettete per un momento queste notizie sull’altro
piatto della bilancia e vedete se siete davvero contenti di continuare a pagare
sempre voi per tutti…
L’evasore fiscale è
un ladro che ruba dalle vostre tasche!
Dal Rapporto 2014 sul coordinamento della finanza
pubblica:
- la pressione fiscale effettiva, calcolata rapportando il
carico impositivo solo al Pil “dichiarato” al fisco, con esclusione della ricchezza
non dichiarata (ma ricompresa, per stima, nel Pil ufficiale) è
ormai oltre il 50 per cento, ben più di 10 punti rispetto quella
ufficiale;
- per economia sommersa siamo ai vertici della
graduatoria UE-17 quanto a dimensioni del fenomeno: il 21,1
per cento del Pil nel 2013;
- Per quanto concerne l’evasione fiscale Iva
e Irap, per l’insieme dei due tributi il vuoto di gettito creato
dall’evasione sarebbe ammontato nel
solo 2011 ad oltre 50 miliardi;
- per quanto concerne
l’evasione fiscale Irpef, l’evasore fiscale riesce spesso a collocarsi in
posizione reddituale utile per conseguire, in aggiunta ai frutti diretti
dell’evasione, anche i benefici dello stato sociale;
- particolarmente elevato risulta il tasso di evasione del lavoro autonomo e dei titolari di solo redditi
da fabbricati, a fronte di un’evasione
modesta o addirittura negativa dei
titolari di reddito da lavoro dipendente o da pensione.
Conclude la Corte dei conti che il peso dell’evasione
è
“…per il nostro Paese un problema di
straordinaria gravità, tra le prime cause, se non la principale, delle
difficoltà del sistema produttivo,
dell’elevato costo del lavoro, dello squilibrio dei conti pubblici, del malessere sociale
esistente.”
venerdì 16 maggio 2014
Per quanto tempo ancora?
E’ notizia di oggi che il mitico PIL è di nuovo
disceso, e forse stiamo raggiungendo il non invidiabile record di un
thriple-dip, un terzo lancinante tuffo nella recessione.
Ma davvero qualcuno aveva creduto che la ripresa
arrivasse così, per miracolo, senza fare nulla?
Davvero qualcuno ha creduto che gli 80 euro promessi
da Renzi, destinati peraltro ai lavoratori dipendenti già in possesso di
stipendio, innescassero un volano magico in virtù di una minore propensione al
risparmio di questi contribuenti?
L’unica propensione che i lavoratori dipendenti non
hanno è quella all’evasione fiscale, e questo semplicemente perché non possono.
E gli autonomi, le finte partite iva, i disoccupati
di lungo periodo? Qualcuno ci ha pensato?
Pensavate forse che una maggiore flessibilità delle
regole sul lavoro portasse più occupazione, come se gli imprenditori in crisi
non volessero assumere per mera paura dei contratti a tempo indeterminato e non
perché non hanno un mercato interno a cui vendere i propri prodotti? Un
fallimento decennale delle politiche sul lavoro non vi ha insegnato proprio
nulla?
Quanto tempo ancora vogliamo perdere aspettando che
le cose si mettano a posto da sole?
Perché non lo faranno, sapete.
E – abbiatelo ben chiaro - andrà peggio.
Se il lavoro manca, non è giusto che i costi
sociali siano a carico delle imprese. Imporre il tempo indeterminato significa
che sono le imprese a doversi far carico dei lavoratori anche se del loro
lavoro non c’è bisogno; flessibilizzare oltre misura significa al contrario trasformare
i lavoratori in schiavi impossibilitati a programmare il proprio futuro. Infine,
ovviamente, ci sono quelli che approfittano della crisi per aumentare i propri
ricavi a spese dei lavoratori.
E siccome siamo tutti collegati, dall’incertezza
sul futuro deriverà minore propensione alla spesa, dagli stipendi bassi minori
possibilità di consumo; da minore propensione alla spesa e minori possibilità
di consumo ovviamente deriveranno minori acquisti, minore produzione e, immaginate
un po’, minore occupazione.
E che succede se sommi minore produzione e minore
occupazione (e quindi minor reddito per lo Stato conseguente a minori ricavi
dalla tassazione) a fronte di una
conseguentemente aumentata necessità di spese sociali?
Indovina un pò: ottieni un maggior
debito pubblico.
Et voilà…ecco che occorre una nuova manovra, nuove
tasse, altrimenti i mercati non si fidano e salgono gli interessi sul
debito…magari riduciamo gli stipendi nel pubblico impiego…e il circolo della
recessione riparte e si moltiplica esponenzialmente.
E infatti è esattamente quello che sta accadendo.
Già sono partite le prime voci sulla necessità di una nuova manovra.
Per quanto tempo ancora crederemo ai proclami sulla
luce in fondo al tunnel e rifiuteremo di vedere invece l’enorme treno
dell’ovvio?
Lo Stato – non le imprese, non è il loro ruolo -
deve tutelare il lavoratore, il suo cittadino, e non il lavoro in sé. Anche
perché la crescente incidenza della tecnologia nelle nostre vite ridurrà sempre
di più il numero di posti di lavoro disponibili, e nessuna riconversione darà
mai tanti posti di lavoro quanti ce n'erano prima delle varie rivoluzioni industriali.
Amiamo evitare le file in autostrada con il
telepass, ma abbiamo bisogno di meno casellanti; risparmiamo con gli e-book ma
servono meno lavori di stampa, distribuzione, librerie; abbiamo efficienti
archivi elettronici, ma meno archivisti; avremo stampanti 3d per costruire case
economiche per tutti, ma meno bisogno di muratori…la lista potrebbe, ed andrà,
statene certi, avanti all’infinito.
Il futuro non può e non deve essere fermato: siamo
noi a dover cambiare i nostri schemi così da coglierne tutte le opportunità.
Reddito di cittadinanza, allora, certo:
redistribuire le risorse, far ripartire i consumi, dare la possibilità a tutti
di vivere una vita dignitosa e non dover accettare lavori sottopagati.
Ma occorre trovare molte risorse, ed evitare che
(siamo sempre in Italia) molti percepiscano il reddito di cittadinanza e poi
lavorino in nero, potendo far così anche concorrenza – a basso prezzo – ai
lavoratori onesti.
E’ per questo che occorre tracciare tutto:
eliminare la moneta contante farà emergere le risorse finora occultate (nei
grandi numeri che abbiamo spesso descritto in questo blog) ed impedirà abusi da
parte delle imprese e dei percettori del reddito di cittadinanza. Reddito di cittadinanza ed eliminazione del contante devono andare a braccetto sin
dall’inizio, altrimenti il sistema non funzionerà.
Fino a quando rifiuteremo di vedere che questo è
l’unico modo per innescare un circolo virtuoso che ci porti oltre questa
recessione?
Per quanto tempo ancora i nostri egoismi personali
ci terranno nel tunnel?
Staremo ancora a parlare di privacy delle
transazioni mentre il nostro treno deraglia?
Vogliamo finalmente parlarne?
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abolizione contante,
reddito di cittadinanza
lunedì 12 maggio 2014
In Inghilterra si afferma la tecnologia contactless
Sergio Boccadutri,
deputato di Sel, in un recente comunicato stampa, ha dato rilevo alla notizia
che, nei supermercati inglesi Tesco, sono stati introdotti massicciamente Pos
con tecnologia ‘contactless’ per i pagamenti elettronici.
Contactless è una
tecnologia utilizzabile per pagamenti di inferiori a 20 sterline, e significa
che non c'è bisogno di digitare il PIN. I vantaggi per i consumatori sono la
velocità di acquisto, con meno code e senza necessità di avere con sé spiccioli
o riceverli in cambio; ai dettaglianti invece piace perché non devono gestire
grandi quantità di monete.
Anche Marks &
Spencer ha introdotto i pagamenti contactless nei suoi 25 negozi più
frequentati di Londra e un numero di punti vendita Simply Food. Asda sta
testando in 25 punti vendita di Londra, e Waitrose ha il sistema disponibile in
10 negozi pagamenti, con l'intenzione di introdurre al resto dei suoi rami. The
Co -op ha iniziato un processo nei negozi all'interno del centro M25 e
Manchester city. Dal 2013 l’intera rete di trasporto di Londra accetta i
pagamenti contactless.
L’incentivazione
della tecnologia contactless – ha affermato l’on. Boccadutri - è proprio alla
base della mia proposta di legge sulla promozione degli strumenti di pagamento
alternativi al contante. In Italia ci sono diverse positive iniziative per
l’introduzione di tecnologie Nfc (comunicazione in prossimità) come quelle
lanciate da Telecom Italia e Vodafone. Ma in Italia, dove 9 pagamenti su 10
sono in contante, queste iniziative richiedono un sostegno delle istituzioni.
Epayment significa tracciabilità, riduzione costi del contante (8 miliardi
l’anno) e modernizzazione del sistema paese. E’ ora che la politica affronti
questa discussione fino in fondo.
mercoledì 7 maggio 2014
Le misure di contrasto all’evasione fiscale nella Relazione di Susanna Camusso
Qualcuno per fortuna sembra ancora volersi occupare
del contrasto all’evasione fiscale.
La lotta al contante, abbandonata da Renzi dopo gli
iniziali buoni propositi, riemerge nella parole pronunciate da Susanna Camusso al
XVII Congresso CGIL in corso a Rimini.
Le proposte in sintesi:
1) ripristinare il reato di falso in bilancio come
impedimento a costituire fondi per la corruzione;
2) unificare e far comunicare le banche dati;
3) portare
la soglia di tracciabilità del contante a 300 euro;
4) impedire
e perseguire l’autoriciclaggio.
“ Un grande risparmio nella movimentazione del
contante, una maggior sicurezza delle
persone, la possibilità di far scendere
i costi che oggi gravano sulla moneta elettronica.
Introdurre i vantaggi fiscali della deducibilità, introdurre la fermata del
lavoro se si evade. Ovviamente la proposta è aperta a CISL e UIL, sono scelte anche radicali, ma essenziali, se strumento per uscire dalla
perenne rincorsa ai tagli per assenza di risorse. “
(Fonte:
XVII CONGRESSO NAZIONALE CGIL 'IL LAVORO DECIDE IL FUTURO' Relazione del
segretario generale, Susanna Camusso)
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