mercoledì 20 maggio 2015

Ultime dal fronte

Si segnala l'interessantissimo articolo pubblicato dal blog Lavoce.info sul Fatto Quotidiano.
Lo trovate al seguente link 

Diffondete!


martedì 15 luglio 2014

Adottato il regolamento per ridurre commissioni sulle transazioni con carte di pagamento.

Il 29 luglio 2014, a seguito dell’introduzione del POS obbligatorio per imprese e professionisti, arriva l’atteso intervento governativo sulle commissioni che le banche applicano su ogni transazione effettuata con bancomat o carte di credito.

Tale intervento è stato reso necessario dal mancato rispetto, da parte dell’Abi, delle associazioni dei prestatori di  servizi  di  pagamento,  di Poste  italiane,  del  Consorzio  Bancomat e delle  imprese   che gestiscono circuiti di pagamento,  dei termini fissati dalla legge 214/2011 (1° giugno 2012) per l’adozione di un codice di autoregolamentazione che assicurasse una  riduzione  delle  commissioni  a  carico degli esercenti, nonché garantisse maggiore trasparenza, chiarezza e concorrenza.

Un intervento importante e necessario, perché l’elevato costo di transazione non è solo il motivo per cui l’obbligo di POS è dovuto allo stato rimanere un mero invito privo di sanzione, ma è anche una delle più comprensibili e giustificate obiezioni all’abolizione della moneta contante.

Vediamo in sintesi le previsioni del DM 51 del 14 febbraio 2014.

Commissioni differenziate
Le commissioni devono essere differenziate  per ciascuna tipologia di carta (di debito, di credito o prepagata), circuito e caratteristiche specifiche; devono inoltre essere differenziate in base al volume ed al valore delle operazioni effettuate presso l’esercente:

Informative e trasparenza
Le commissioni devono essere inoltre essere oggetto di adeguata informativa al cliente e devono essere pubblicati in maniera chiara sul sito internet del gestore del circuito di carte di pagamento;

Obbligo di revisione periodica
Le commissioni sono soggette a revisione periodica, almeno annuale, correlata all’andamento di volumi di vendita e valore delle operazioni;

Commissioni ridotte per pagamenti di piccola entità
Ai pagamenti di importo ridotto sono obbligatoriamente applicate commissioni di entità inferiore a quelle ordinariamente praticate.


giovedì 19 giugno 2014

Finalmente. Il piano di Renzi contro evasione ed elusione fiscale.

Dopo l’approvazione delle delega fiscale è in arrivo il decreto di attuazione. A fine mese sarà presentato un documento di indirizzo con le linee di intervento che saranno contenute nel corposo articolo 9 della delega fiscale. Interventi che saranno affiancati al potenziamento delle banche dati e delle possibilità di incrocio.
Già dal prossimo 30 giugno scatterà poi l’obbligo per commercianti e liberi professionisti di dotarsi di Pos per permettere il pagamento con bancomat, carta di credito, debito e prepagate ai proprio clienti, anche se il decreto che ha istituito l’obbligo non prevede alcuna sanzione per chi non rispetterà la “prescrizione”. 
Nel tentativo di spingere i consumatori a chiedere lo scontrino fiscale, il governo sta anche studiando di introdurre una sorta di lotteria periodica per coloro che lo conservano. Con questi interventi l’esecutivo intende aggredire l’evasione dell’Iva, dell’Irap e dell’Irpef.
Per combattere il mancato pagamento dell’imposta sul valore aggiunto si punterà sopratutto sulla fatturazione elettronica: ogni documento fiscale che sarà emesso tra produttori, grossisti e commercianti al dettaglio dovrà essere trasmesso online all’Agenzia.
Controlli mirati, poi, per  contrastare le frodi carosello, gli abusi nelle attività di money transfer o di trasferimento di immobili, i fenomeni di transfer pricing (tecnica elusiva attraverso la quale - “manipolando” i prezzi di trasferimento praticati nelle transazioni infragruppo - si spostano redditi imponibili da una società ad un’altra) e di delocalizzazione fittizia di impresa, nonché la fattispecie di elusione fiscale.
 Tutto - secondo Repubblica - condito con una misura di sistema: l’avvento generalizzato della moneta elettronica, tracciabile per definizione, con incentivi al sistema creditizio e delle telecomunicazioni (molte compagnie telefoniche, ad esempio, stanno sviluppando app per utilizzare carte di credito, carte prepagate e persino carte-sconto e buoni pasto).

venerdì 6 giugno 2014

Il rapporto 2014 della Corte dei Conti.

Cari lavoratori dipendenti e pensionati, e carissimi autonomi e imprenditori onesti (si, ce ne sono) che vi opponete all’abolizione del contante temendo lo strapotere delle banche o la perdita della vostra preziosa privacy, questo post è tutto per voi.

Mettete per un momento queste notizie sull’altro piatto della bilancia e vedete se siete davvero contenti di continuare a pagare sempre voi per tutti…
L’evasore fiscale è un ladro che ruba dalle vostre tasche!

Dal Rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica:

  1. la pressione fiscale effettiva, calcolata rapportando il carico impositivo solo al Pil “dichiarato” al  fisco, con esclusione della ricchezza non dichiarata (ma ricompresa, per stima, nel Pil ufficiale) è ormai oltre il 50 per cento, ben più di 10 punti rispetto quella ufficiale;
  2. per economia sommersa siamo ai vertici della graduatoria UE-17 quanto a dimensioni del fenomeno: il 21,1 per cento del Pil nel 2013;
  3. Per quanto concerne l’evasione fiscale Iva e Irap, per l’insieme dei due tributi il vuoto di gettito creato dall’evasione  sarebbe ammontato nel solo 2011 ad oltre 50 miliardi;
  4. per quanto concerne l’evasione fiscale Irpef, l’evasore fiscale riesce spesso a collocarsi in posizione reddituale utile per conseguire, in aggiunta ai frutti diretti dell’evasione, anche i benefici dello stato sociale;
  5. particolarmente elevato risulta il tasso di evasione del lavoro  autonomo e dei titolari di solo redditi da fabbricati, a fronte di un’evasione modesta o addirittura negativa dei titolari di reddito da lavoro dipendente o da pensione.
Conclude la Corte dei conti che il peso dell’evasione è “…per il nostro Paese un problema di  straordinaria gravità, tra le prime cause, se non la principale, delle difficoltà del sistema  produttivo, dell’elevato costo del lavoro, dello squilibrio dei conti pubblici, del malessere sociale esistente.”

venerdì 16 maggio 2014

Per quanto tempo ancora?

E’ notizia di oggi che il mitico PIL è di nuovo disceso, e forse stiamo raggiungendo il non invidiabile record di un thriple-dip, un terzo lancinante tuffo nella recessione.
Ma davvero qualcuno aveva creduto che la ripresa arrivasse così, per miracolo, senza fare nulla?
Davvero qualcuno ha creduto che gli 80 euro promessi da Renzi, destinati peraltro ai lavoratori dipendenti già in possesso di stipendio, innescassero un volano magico in virtù di una minore propensione al risparmio di questi contribuenti?
L’unica propensione che i lavoratori dipendenti non hanno è quella all’evasione fiscale, e questo semplicemente perché non possono.
E gli autonomi, le finte partite iva, i disoccupati di lungo periodo? Qualcuno ci ha pensato?
Pensavate forse che una maggiore flessibilità delle regole sul lavoro portasse più occupazione, come se gli imprenditori in crisi non volessero assumere per mera paura dei contratti a tempo indeterminato e non perché non hanno un mercato interno a cui vendere i propri prodotti? Un fallimento decennale delle politiche sul lavoro non vi ha insegnato proprio nulla?
Quanto tempo ancora vogliamo perdere aspettando che le cose si mettano a posto da sole?
Perché non lo faranno, sapete.
E – abbiatelo ben chiaro - andrà peggio.
Se il lavoro manca, non è giusto che i costi sociali siano a carico delle imprese. Imporre il tempo indeterminato significa che sono le imprese a doversi far carico dei lavoratori anche se del loro lavoro non c’è bisogno; flessibilizzare oltre misura significa al contrario trasformare i lavoratori in schiavi impossibilitati a programmare il proprio futuro. Infine, ovviamente, ci sono quelli che approfittano della crisi per aumentare i propri ricavi a spese dei lavoratori.
E siccome siamo tutti collegati, dall’incertezza sul futuro deriverà minore propensione alla spesa, dagli stipendi bassi minori possibilità di consumo; da minore propensione alla spesa e minori possibilità di consumo ovviamente deriveranno minori acquisti, minore produzione e, immaginate un po’, minore occupazione.
E che succede se sommi minore produzione e minore occupazione (e quindi minor reddito per lo Stato conseguente a minori ricavi dalla tassazione) a fronte di una conseguentemente aumentata necessità di spese sociali? 
Indovina un pò: ottieni un maggior debito pubblico.
Et voilà…ecco che occorre una nuova manovra, nuove tasse, altrimenti i mercati non si fidano e salgono gli interessi sul debito…magari riduciamo gli stipendi nel pubblico impiego…e il circolo della recessione riparte e si moltiplica esponenzialmente.
E infatti è esattamente quello che sta accadendo. Già sono partite le prime voci sulla necessità di una nuova manovra.
Per quanto tempo ancora crederemo ai proclami sulla luce in fondo al tunnel e rifiuteremo di vedere invece l’enorme treno dell’ovvio?
Lo Stato – non le imprese, non è il loro ruolo - deve tutelare il lavoratore, il suo cittadino, e non il lavoro in sé. Anche perché la crescente incidenza della tecnologia nelle nostre vite ridurrà sempre di più il numero di posti di lavoro disponibili, e nessuna riconversione darà mai tanti posti di lavoro quanti ce n'erano prima delle varie rivoluzioni industriali.
Amiamo evitare le file in autostrada con il telepass, ma abbiamo bisogno di meno casellanti; risparmiamo con gli e-book ma servono meno lavori di stampa, distribuzione, librerie; abbiamo efficienti archivi elettronici, ma meno archivisti; avremo stampanti 3d per costruire case economiche per tutti, ma meno bisogno di muratori…la lista potrebbe, ed andrà, statene certi, avanti all’infinito.
Il futuro non può e non deve essere fermato: siamo noi a dover cambiare i nostri schemi così da coglierne tutte le opportunità.
Reddito di cittadinanza, allora, certo: redistribuire le risorse, far ripartire i consumi, dare la possibilità a tutti di vivere una vita dignitosa e non dover accettare lavori sottopagati.
Ma occorre trovare molte risorse, ed evitare che (siamo sempre in Italia) molti percepiscano il reddito di cittadinanza e poi lavorino in nero, potendo far così anche concorrenza – a basso prezzo – ai lavoratori onesti.
E’ per questo che occorre tracciare tutto: eliminare la moneta contante farà emergere le risorse finora occultate (nei grandi numeri che abbiamo spesso descritto in questo blog) ed impedirà abusi da parte delle imprese e dei percettori del reddito di cittadinanza. Reddito di cittadinanza ed eliminazione del contante devono andare a braccetto sin dall’inizio, altrimenti il sistema non funzionerà.
Fino a quando rifiuteremo di vedere che questo è l’unico modo per innescare un circolo virtuoso che ci porti oltre questa recessione?
Per quanto tempo ancora i nostri egoismi personali ci terranno nel tunnel?
Staremo ancora a parlare di privacy delle transazioni mentre il nostro treno deraglia?

Vogliamo finalmente parlarne?

lunedì 12 maggio 2014

In Inghilterra si afferma la tecnologia contactless

Sergio Boccadutri, deputato di Sel, in un recente comunicato stampa, ha dato rilevo alla notizia che, nei supermercati inglesi Tesco, sono stati introdotti massicciamente Pos con tecnologia ‘contactless’ per i pagamenti elettronici.
Contactless è una tecnologia utilizzabile per pagamenti di inferiori a 20 sterline, e significa che non c'è bisogno di digitare il PIN. I vantaggi per i consumatori sono la velocità di acquisto, con meno code e senza necessità di avere con sé spiccioli o riceverli in cambio; ai dettaglianti invece piace perché non devono gestire grandi quantità di monete.
Anche Marks & Spencer ha introdotto i pagamenti contactless nei suoi 25 negozi più frequentati di Londra e un numero di punti vendita Simply Food. Asda sta testando in 25 punti vendita di Londra, e Waitrose ha il sistema disponibile in 10 negozi pagamenti, con l'intenzione di introdurre al resto dei suoi rami. The Co -op ha iniziato un processo nei negozi all'interno del centro M25 e Manchester city. Dal 2013 l’intera rete di trasporto di Londra accetta i pagamenti contactless.


L’incentivazione della tecnologia contactless – ha affermato l’on. Boccadutri - è proprio alla base della mia proposta di legge sulla promozione degli strumenti di pagamento alternativi al contante. In Italia ci sono diverse positive iniziative per l’introduzione di tecnologie Nfc (comunicazione in prossimità) come quelle lanciate da Telecom Italia e Vodafone. Ma in Italia, dove 9 pagamenti su 10 sono in contante, queste iniziative richiedono un sostegno delle istituzioni. Epayment significa tracciabilità, riduzione costi del contante (8 miliardi l’anno) e modernizzazione del sistema paese. E’ ora che la politica affronti questa discussione fino in fondo.

mercoledì 7 maggio 2014

Le misure di contrasto all’evasione fiscale nella Relazione di Susanna Camusso

Qualcuno per fortuna sembra ancora volersi occupare del contrasto all’evasione fiscale.
La lotta al contante, abbandonata da Renzi dopo gli iniziali buoni propositi, riemerge nella parole pronunciate da Susanna Camusso al XVII Congresso CGIL in corso a Rimini.

Le proposte in sintesi:

1) ripristinare il reato di falso in bilancio come impedimento a costituire fondi per la corruzione;
2) unificare e far comunicare le banche dati;
3) portare la soglia di tracciabilità del contante a 300 euro;
4)  impedire e perseguire  l’autoriciclaggio.

“ Un grande risparmio nella movimentazione del contante, una maggior  sicurezza delle persone, la possibilità di far scendere i costi che oggi gravano sulla moneta  elettronica. Introdurre i vantaggi fiscali della deducibilità, introdurre la fermata del lavoro se si evade. Ovviamente la proposta è aperta a CISL e UIL, sono scelte anche radicali, ma essenziali, se strumento per uscire dalla perenne rincorsa ai tagli per assenza di risorse. “

(Fonte: XVII CONGRESSO NAZIONALE CGIL 'IL LAVORO DECIDE IL FUTURO' Relazione del segretario generale, Susanna Camusso)

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